Dapprincipio, quando ero socia nella mia prima agenzia investigativa a Bergamo, gli amministratori milanesi pensarono bene di chiudere il centro cittadino, dicendo che questo avrebbe ridotto l’inquinamento.
Durante i pedinamenti gli investigatori privati della mia agenzia investigativa rischiavano multe salate se il loro sorvegliato si avvicinava troppo al Duomo. Feci richiesta di poter accedere nel centro chiuso per ragioni di lavoro e, solamente dopo inaudite lungaggini burocratiche e svariate minacce di ricorsi, ottenni il tanto agognato talloncino o dovrei dire le patacche, perché erano due fogli plastificati e mi furono consegnati poco prima che il centro cittadino venisse riaperto.
Poi, quando ero socia nella mia seconda agenzia investigativa a Milano, iniziò l’epoca delle telecamere che multavano automaticamente gli accessi alle zone a traffico limitato. E tutti capimmo che dell’inquinamento a nessuno interessava; era solamente un modo subdolo di fare cassa. Quando chiesi una speciale dispensa durante le indagini, per me e gli investigatori privati della mia agenzia investigativa, mi fu risposto che non avevamo un parco auto abbastanza grande per usufruire di permessi. Fui tentata di fare causa al Comune di Milano, ma trovai molto più comodo assoldare tassisti all’uopo o adottare altri espedienti. Non fu presa in considerazione neppure la parità tra Accusa e Difesa tanto sbandierata nella riforma della Giustizia appena approvata; ricordo di clienti della mia agenzia investigativa Cyanea di Milano, già duramente provati dalla malagiustizia, ai quali dovetti addebitare costi aggiuntivi per assolvere alle loro indagini penali difensive. Nel mio mestiere di investigatore privato tante volte le multe viabilistiche sono una sorta di sovrattassa per esercitare i diritti dei propri clienti.
Nel 2019 ci fu la corsa ad accumulare piste ciclabili. Non c’entrava l’ecologia e a nessuno importava che fossero sicure, perché le pagavano un tanto al metro come le stoffe in merceria. Il Comune di Milano fu uno tra i più avidi e irresponsabili con percorsi minati da insidie e trabocchetti come quello lungo i corsi Venezia e Buenos Aires.
Ciascun investigatore privato dell’agenzia Investigazioni Cyanea dovette adeguarsi con biciclette e monopattini elettrici. Pedinare questi ultimi non era facile, molti erano razzi senza controllo. Tardivamente, dopo i primi morti, ci si accorse che la materia avrebbe dovuto essere meglio normata; come al solito a nessuno interessava la salute e lo stress da traffico dei milanesi.
Adesso è il turno della vecchia trovata (perché ci provarono già qualche anno fa) di limitare la velocità urbana a 30 chilometri orari; non bisogna essere esperti di viabilità per capire che è una fesseria noncurante di sicurezza e inquinamento, ma utile pretesto per far cassa con multe inique e probabili premi a chi mette più cartelli 30. Già m’immagino i detective privati della mia agenzia Investigazioni Cyanea che “corrono” a 30 chilometri dietro a un loro sorvegliato e mi verrebbe da sorridere se non fosse per le ineluttabili sovra-tasse, pardon… le multe.