Da investigatrice private e titolare dell’agenzia investigativa Cyanea,che si occupa da 35 anni di violenza domestica e di genere, ho trovatotragicomico l’uso politico del femminicidio di Giulia Cecchettin

Da investigatrice private e titolare dell’agenzia investigativa Cyanea, che si occupa da 35 anni di violenza domestica e di genere, ho trovato tragicomico l’uso politico del femminicidio di Giulia Cecchettin
Da investigatrice private e titolare dell’agenzia investigativa Cyanea, che si occupa da 35 anni di violenza domestica e di genere, ho trovato tragicomico l’uso politico del femminicidio di Giulia Cecchettin

Il femminicidio di Giulia Cecchettin, trucidata dall’ex-fidanzato, ha assunto toni grotteschi, involontariamente innescati dalla sorella della vittima. Elena Cecchettin, comprensibilmente confusa dalla tragedia, ha detto la seguente frase infelice e poco chiara: “Gli uomini devono fare mea culpa. Anche chi non ha mai fatto niente, chi non ha mai torto un capello a una donna. Sono sicura che nella vita di ogni uomo c’è stato almeno un episodio in cui ha mancato di rispetto a una donna solo perché donna. Fatevi un esame di coscienza, imparate da questo episodio e iniziate a richiamare anche gli altri vostri amici”.

Ma le vere enormità sono venute dopo ad opera di giornalisti, opinionisti e politici sinistrorsi che, pur di dare addosso a Giorgia Meloni, hanno imputato l’accaduto alla cultura patriarcale di destra. Il livello più basso di giornalismo lo ha raggiunto la puntata di “Otto e Mezzo”, condotta il 20 novembre da Lilli Gruber, durante la quale si è insinuata l’idea che la morte di Giulia sia un omicidio di Stato.

Da investigatrice privata, e titolare dell’agenzia investigativa Cyanea, che si occupa da 35 anni di violenza domestica e di genere, ho trovato tristemente comici i voli pindarici fatti dai giornalisti in cerca di un colpevole più politico che reale. A tutti questi pessimi consiglieri politicizzati non frega niente dei femminicidi, perché altrimenti si sforzerebbero di trovare vere soluzioni e veri responsabili, senza gingillarsi in questioni inesistenti. I “politicanti del femminicidio” assomigliano molto agli altrettanto ridicoli e inutili fenomeni che controbattono ai femminicidi, sostenendo che spesso anche gli uomini subiscono violenza all’interno del matrimonio; in oltre 30 anni da investigatore privato mi è capitato un solo “mariticidio” ad opera della consorte, mentre noi ragazze stiamo cadendo come mosche.

La cultura patriarcale, così come quella matriarcale, non ha nulla di negativo, purché sia sana. Quando parliamo di femminicidi abbiamo a che fare con persone disturbate e cattive d’animo, che non hanno avuto alcuna educazione né patriarcale né matriarcale.

Quando sento parlare di cultura patriarcale mi vengono in mente indagini penali difensive, svolte dalla mia agenzia investigativa Cyanea, durante le quali, per ottenere la collaborazione di un testimone recalcitrante, sono andata a parlare con suo padre. Ho assistito anche a bei esempi di cultura matriarcale, come nel caso di un pericoloso criminale, che da investigatrice privata avevo contribuito ad arrestare. I poliziotti mi hanno raccontato che il delinquente è rimasto impermeabile agli interrogatori sino a quando sua madre non lo ha fulminato con lo sguardo.

Il problema, semmai, è la mancanza di una cultura patriarcale o matriarcale nelle nuove generazioni, sebbene qualche altra responsabilità collaterale si può individuare: da parte della povera Giulia in primis, che non ha saputo cogliere la gravità della situazione ed è andata all’ultimo appuntamento, quando oramai lo sanno anche i sassi che la maggior parte dei femminicidi avviene in quell’occasione.

Se Giulia Cecchettin, tuttavia, è giustificata da meccanismi edipici di coinvolgimento personale, lo sono molto meno i suoi familiari (sorella compresa) e amici stretti che, sapendo della relazione tormentata, avrebbero dovuto proteggerla da sé stessa prima ancora che dall’assassino Filippo Turetta.

Nella morte di Giulia anche le Forze dell’Ordine hanno una grave responsabilità collaterale per non aver inviato tempestivamente una pattuglia sul posto, quando alcuni testimoni del furioso litigio nel parcheggio hanno chiamato il 112.

Tuttavia quest’ultima non è una sfortunata eccezione isolata: non avete idea di quanti casi di stalking violento sono trattati con totale incuria e inettitudine da chi dovrebbe proteggerci. In 30 anni da investigatrice privata ho dovuto accompagnare, prelevare, ospitare numerose clienti della mia agenzia investigativa Cyanea, sostituendomi alle Forze dell’Ordine che avevano sempre qualcosa di più importante da fare. Per non parlare dei processi e delle condanne inique comminate a questi inutili assassini, praticamente una totale mancanza di rispetto per le vittime e i loro cari.

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