Q & A

Gentile visitatore, purtroppo oggi è diventata una moda invocare la privacy a vanvera per sottrarsi al proprio dovere. Nel suo caso specifico:
- se si tratta di videocamere installate per controllare il traffico si presuppone siano autorizzate legalmente e a disposizione degli inquirenti. Sebbene sia capitato spesso di risolvere casi grazie a impianti di videosorveglianza non autorizzati o videoamatori improvvisati;
- un qualsiasi agente di polizia giudiziaria, incaricato d’indagare su un reato (anche piccolo), ha tutto il diritto di visionare senza mandato un filmato del traffico avvenuto in una via. Infatti nel video non vi è alcun dato sensibile: le contese sul burqa insegnano che per legge dobbiamo circolare a volto scoperto (e non abbiamo mica tatuate sulla fronte – ad esempio – le nostre cartelle cliniche), inoltre le targhe dei veicoli sono schedate al Pubblico Registro Automobilistico, che dal nome si deduce essere aperto alla consultazione di qualsiasi privato cittadino;
- il problema della privacy subentrerebbe semmai nell’uso del video acquisito. Si pensi al caso in cui viene mostrato su tutti i telegiornali il video del sospetto per l’identificazione e sullo sfondo è riconoscibile una persona totalmente estranea alla vicenda e la cui privacy è seriamente danneggiata dalla pubblica esposizione;
- pigrizia e privacy a parte, il vero problema nell’acquisizione di questi video resta la qualità degli impianti di videoregistrazione, che spesso sono montati per mera propaganda politica sulla sicurezza e fungono solo da deterrente, perché di qualità troppo scadente, inutilizzati o guasti dal giorno della loro installazione.

Gentile visitatore, gli sms che Lei riceve sono provenienti da cabine telefoniche. Se variano di messaggio in messaggio, è pressoché impossibile individuare il responsabile, anche con la massima collaborazione delle Autorità, dopo una regolare denuncia. Infatti, nel suo caso, l'unica informazione che certamente otterrebbe è l'esatta ubicazione dei telefoni pubblici, da cui sono stati inviati gli sms(solo in uno scenario di crimini molto gravi sarebbe possibile identificare tutti i cellulari accesi nella zona della cabina, presupponendo che l'anonimo abbia con sé il telefono mobile. Oppure intervenire immediatamente con le Volanti). Tuttavia se qualcuno dei telefoni pubblici, utilizzati per i messaggi anonimi, fosse nel raggio d'azione di una telecamera di sicurezza, inquirenti particolarmente solerti, potrebbero identificare ugualmente il responsabile attraverso i video. In caso lei sospettasse di qualcuno in particolare, da parte nostra sarebbe possibile pedinarlo per coglierlo sul fatto, ma potrebbe essere un'operazione lunga e complicata. Sempre se sospetta di qualcuno (magari più d'uno), ad ogni sms ricevuto potrebbe inviare immediatamente un messaggio di ritorno, anch'esso rigorosamente anonimo, solo allusivo e che sia comprensibile solo all'interessato/i. In tal modo, se ha fortuna e i suoi sospetti sono giusti, l'anonimo si sentirebbe scoperto e potrebbe anche cessare.
I nostri migliori auguri.

Gentile Signora, negli ultimi 15 anni lo spray al peperoncino è stato utilizzato soprattutto dai criminali perché era illegale o percepito come tale, e ne veniva scoraggiato l’acquisto. Prima del 1998 una donna indifesa rischiava guai seri se era trovata in possesso dell’antiaggressione; viceversa criminali di tutte le taglie si procuravano pacchi di “spray pro-aggressione” al peperoncino e al mace (sostanza chimica lacrimogena). Negli anni ottanta le rapine con lo spray su alcune tratte ferroviarie erano diventate una consuetudine, tanto che non mi sarei sorpresa se l’avessero prevista nel biglietto. Quando questi criminali venivano arrestati, compensavano l’aggravante della mano armata con la mancata classificazione dell’arma, sconti di pena, indulti e buona condotta.
Solo intorno alla fine degli anni ‘90 lo spray venne preso in considerazione dai nostri governanti come mezzo per autodifesa. Furono incaricati degli “esperti” di armi che discussero a lungo se lo spray fosse da considerarsi un’arma ad aria compressa, perché il suo contenuto è a pressione (?) o fosse assimilabile ad un’arma chimica (?!?). Finalmente nel 1998 la Commissione Consultiva sugli armamenti ed esplosivi del dipartimento di Pubblica Sicurezza, presso il Ministero dell'Interno, lo catalogò “strumenti di autosoccorso”, non potendolo inserire tra le armi comuni o tra quelle chimiche, poiché non in grado di recare offesa alla persona.
Tuttavia il riconoscimento dello spray antiaggressione avvenuto nel 1998 non impedì una forte confusione sino ai giorni nostri. Secondo il copione della solita italietta dalla legiferazione nebulosa e dal diritto incerto, si assisteva a sequestri d’intere partite di spray antiaggressione come fossero kalashnikov, salvo poi scoprire a colpi di Cassazione che il solerte funzionario responsabile dell’iniziativa non aveva interpretato bene la normativa o aveva ecceduto in fatto di zelo.
Il recente riconoscimento dello spray antiaggressione è un notevole passo avanti, tuttavia è indispensabile fare alcune considerazioni senza secondi fini commerciali e faziosità politiche.
Come da allegato scaricato dal sito dell’ANFP, non è vero, come scrivono sull’Espresso che l’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia è preoccupata per gli agenti delle Forze dell’Ordine costretti a indossare maschere antigas (sarebbe triste che i nostri poliziotti armati sino ai denti temessero lo spray); l’associazione ha solo giustamente osservato che la libera vendita degli antiaggressione potrebbe diffonderli soprattutto tra i balordi (ma questo è inevitabile per tutte le armi e non cambia la situazione se è vero che a tutt’oggi lo spray è utilizzato soprattutto dai delinquenti); proporrei la compilazione di un modulo al suo acquisto e severe sanzioni per il suo impiego criminale (senza sconti di pena, indulti e buone condotte). D’altra parte chi di noi potenziali vittime di violenze e rapine, potendo scegliere, preferirebbe che il proprio aggressore fosse armato di un taglierino o di un’arma da fuoco piuttosto che di una bomboletta al peperoncino? Chi di noi, nella sventura di un attacco, preferirebbe rischiare una pistolettata o una coltellata anziché una mezzoretta di forti bruciori agli occhi e alla gola, senza conseguenze letali?
Sostenere che lo “spray possono provocare decessi per asfissia se utilizzato impropriamente dai vigili urbani o dalle ronde” è un po’ come dire che gli accendini in mano a persone disattente potrebbero causare incidenti mortali.
È vero che lo spray antiaggressione, come qualsiasi arma per autodifesa, tenuto in borsetta anziché portato indosso è pressoché inutile. Ma questo fa parte dell’addestramento che qualsiasi arma richiede per diventare un efficace mezzo di autodifesa. Da quando gli spray sono stati legalizzati in Italia, li regalo spesso ad amiche e clienti; la maggior parte di esse lo dimenticano in borsetta, lo lasciano a casa e non hanno la pazienza neppure di leggere le istruzioni. Al contrario l’efficacia dello spray dipende dall’allenamento. Esistono veri e propri corsi in cui vengono utilizzati spray dal contenuto inerte per simularne l’impiego.
Per quanto riguarda la “paura di scatenare violente reazioni da parte dell’aggressore”: qualcuno è in grado di affermare che le aggressioni di stupratori o di psicopatici sono sicuramente meno violente e devastanti se le vittime non tentano di difendersi? In verità è ancora questione di allenamento, di temperamento, di capacità valutativa e di fortuna della vittima.
La mia vera e unica perplessità sta nel prezzo degli spray antiaggressione, che considero uno sgarbo nei confronti dei più deboli. Le bombolette, che l’Espresso definisce una “soluzione a basso costo”, escono dalla fabbrica intorno ai 3/4 euro, esagerando, e in Italia vengono vendute a prezzi compresi tra i 20 e i 40 euro, con ricarichi superiori al 1000%. Alcune di queste bombolette, vendute a peso d’oro, contengono una percentuale insufficiente di capsicina (che non dovrebbe essere inferiore all’8% per garantire un minimo di efficacia) o non portano data di scadenza, esponendo l’aggredito a pericolose illusioni.
Dunque il mio parere, cara signora, è che lo spray antiaggressione, portato indosso anziché in borsetta, è senza dubbio utile; ben sapendo che tuttavia esso non risolverà tutte le sue esigenze di sicurezza e ricordando che l’autodifesa si basa sulla prevenzione e sull’allenamento, prima che sull’armamento. Per farsi un’idea più precisa della complessità dell’argomento la invito a leggere due articoli inseriti nella Rubrica “Libri e Articoli”: il primo intitolato “Così si scoraggia lo stupratore”, scritto da Raffaele Panizza su Panorama del 5 ottobre 2006; il secondo scritto da me sul periodico “Detective” dell’11 ottobre 2006.
Enrica Ceruti


Dal sito www.anfp.it – Associazione Nazionale Funzionari di Polizia:
Il 23 marzo è stata inviata al Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, una nota concernente un dossier sull’effetto boomerang, per la sicurezza pubblica, dello spray al peperoncino. I dati degli ultimi 15 anni registrano 60 rapine, 50 aggressioni o molestie, 4 violenze carnali, 2 omicidi ove lo spray è stato utilizzato per rendere inoffensiva la vittima, contro solo 17 casi di difesa, di cui 14 vanno a buon fine (2 evitano una violenza carnale, 4 un’aggressione, 3 una rapina ed in 5 casi è utilizzato dai vigili urbani), in 3 casi la difesa non solo non sortisce effetto ma scatena maggiormente la violenza dell’aggressore. Inoltre, in due diversi studi scientifici statunitensi, di cui uno elabora i dati del Dipartimento di Giustizia U.S., sono state accertate nel complesso 30 casi di morte direttamente connessi al’utilizzo di spray all’O.C. (oleoresin capsicum).Lo stesso dossier è stato inviato ai membri delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera invitandoli a riflettere sull’approvazione dell’art. 20 (Norme materia di controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi) del progetto di legge n.2180, che aprirebbe la strada alla libera vendita ed al porto in luoghi pubblici di uno strumento in grado di agevolare i criminali per micro, macro rapine e violenze di ogni tipo. Alle forze di polizia sarà negata qualsiasi possibilità di reazione e di prevenzione ed a farne le spese sarebbero, dunque, le persone anziane, le donne ed i più deboli, proprio coloro che si vorrebbero proteggere con tale strumento, verrà, altresì, esposto ad un maggiore pericolo qualsiasi esercizio commerciale.

Egr. Signor Maurizio, non è possibile (o comunque sarebbe troppo complicato) clonare il telecomando della sua auto per derubarla, tuttavia è proprio l’eccesso di elettronica all’origine della sua brutta esperienza. Recentemente, a causa del proliferare di apparecchi elettronici che funzionano trasmettendo nell’etere, si è tentato di suddividere le gamme di frequenza per specifica funzione o apparecchiatura. E così anche i telecomandi per la chiusura/apertura degli autoveicoli hanno ricevuto le loro frequenza dedicate. In coincidenza di ciò, oramai da tempo nel settore della contro-sorveglianza investigativa si sono sviluppate apparecchiature chiamate inibitori di segnali o di frequenza (jammer), le quali, anziché individuare la presenza di microspie radio o telefoniche, ne impediscono la trasmissione. Il ladro ha probabilmente utilizzato un inibitore di segnale sulla frequenza del suo telecomando e le ha impedito di chiudere l’autovettura; la sua distrazione ha fatto il resto. Un’altra ipotesi potrebbe consistere in un ladro molto meno attrezzato tecnologicamente, il quale tuttavia si è accorto casualmente che nella zona, dove lei è stato derubato, si crea un’interferenza che impedisce ai telecomandi di trasmettere. In questo caso il malandrino si è limitato ad attendere gli automobilisti più distratti, che involontariamente lasciano l’auto aperta.
Per evitare questo inconveniente in futuro ogni volta che chiude l’auto, verifichi manualmente se le portiere sono effettivamente bloccate; anche se ciò non la mette al riparo da altre evenienze come il furto dell’auto o l’effrazione.
Oggigiorno, purtroppo, esistono in commercio anche radiocomandi universali per cancelli automatici, che rendono facili le incursioni di malintenzionati attraverso passaggi carrabili. La precauzione in questo caso sta nella scelta di più antifurti personalizzati e combinati tra loro, in un giusto equilibrio tra la moderna elettronica e il vecchio catenaccio.

Gentile Signora Ornella, abbiamo notato anche noi che ultimamente alcuni giornalisti a corto di argomenti hanno scoperto l’acqua calda, annunciando la diffusione di un sms spia, attraverso il quale è possibile controllare i cellulari degli altri. In realtà questi messaggi spia esistono da quando i cellulari hanno iniziato ad assomigliare ai computer, cioè da almeno quattro anni a questa parte.
La “computerizzazione” dei cellulari, identificabile principalmente nella loro dotazione con sistemi operativi, come Symbian, Windows mobile e Blackberry, ha equipaggiato molti telefonini e smarthphone (principalmente Nokia, Samsung, Panasonic, Ericsson e Sony Ericsson, Siemens, Blackberry) di software evoluti. Quanto più un software è evoluto tanto più è ricco di funzioni riprogrammabili; ne consegue una maggior facilità di manomettere l’apparecchio per fargli svolgere compiti particolari.
Tuttavia non è semplice mettere in atto questo genere di manomissione, come viene prospettata dai media. È necessario:
1) innanzitutto che la persona da spiare abbia un telefonino cellulare vulnerabile al programma spia;
2) quindi acquistare il programma spia ad un costo da uno a qualche centinaio di euro (si veda ad esempio il sito http://www.flexispy.com/);
3) quindi inviare il programma spia (mascherato da messaggio) al cellulare che si vuole controllare;
4) infine il destinatario del sms spia deve aprirlo e/o permettere l’installazione.

La maggior parte di queste operazioni spionistiche avvengono con successo solo avendo a disposizione per qualche minuto il telefono cellulare da mettere sotto controllo. In alcuni casi l’installazione del virus spia potrebbe avvenire tramite bluetooth ed anche in questo caso è sufficiente chiudere la porta bluetooth e non accettare nessuna connessione per scongiurare qualsiasi intromissione.

Una volta installato, il programma spia “costringe” il cellulare spiato a svolgere alcune o tutte le seguenti operazioni:
- rinviare copia dei messaggi ricevuti e inviati a un numero programmato dello spione;
- rispondere silenziosamente ad un numero programmato, trasformandosi in un apparecchio per l’ascolto ambientale, in modo da permettere allo spione di ascoltare cosa fa o dice lo spiato;
- durante le telefonate mettere in teleconferenza l’apparecchio spia con il telefono cellulare dello spione, che ascolta in diretta la conversazione telefonica;
- fornire la sua posizione approssimativa, se interrogato dal numero programmato dello spione.

Per prevenire questo genere di spionaggio, è sufficiente:
- acquistare cellulari poco evoluti e sprovvisti di sistemi operativi Symbian, Windows, Blackberry;
- non accettare facilmente sms o mms o connessioni bluetooth, specialmente da sconosciuti (anche se questo genere di spionaggio è molto in voga tra fidanzati, coniugi e amanti);
- controllare i costi di gestione del proprio telefono cellulare, poiché lo spionaggio comporta delle spese a carico dell’utente spiato. E, contemporaneamente, diffidare di ricariche omaggio da parte di chiunque (che potrebbero avere lo scopo di confondere sui costi di gestione del proprio apparecchio). Tuttavia ci sono programmi che addebitano il costo degli sms al telefono spia, proprio per evitare sbalzi nei consumi.
- non accettare telefoni cellulari in regalo o in uso;
- non lasciare il proprio cellulare in funzione e incustodito, nella disponibilità di chi potrebbe installare il programma spia;
Qualora si sospetti di aver ricevuto uno di questi sms spia, esistono dei programmi antivirus (http://www.f-secure.com/) in grado di individuare e neutralizzare l’installazione del programma spia.
In ogni modo va detto che il sistema più sicuro di non essere intercettati è quello di non parlare, né tantomeno scrivere.

Published on: 30 Oct 2008

Gent.mo Fabio, per ottenere la licenza d'investigatore occorre comprovare le proprie capacità professionali con almeno tre anni di pratica presso un'agenzia investigativa o la provenienza dalla polizia giudiziaria.
Il piccolo precedente penale purtroppo è un grosso ostacolo, poiché molte prefetture pretendono la "ottima reputazione morale" e il Testo Unico di Pubblica Sicurezza prevede il rifiuto della licenza ai condannati per delitti non colposi. I nostri migliori saluti.

My dear and cheeky (in a good way) Nunzia,

the on-line test is just a game to amuse our site visitors; it provides just a rough idea of what you might have to go through, if our organisation took into consideration having you in our team.

The real test, which the new members of our team have to do, has 600 questions to be answered in a limited time. Only those who have been approved in two previous interviews, and have filled in some forms do this test.

So, just relax and carry on doing our on-line tests for fun (there are also some others for "bad surprises prevention”).

These tests give you only a general idea; however, a 100+ score is nothing to write home about, and you must have had a few wrong answers, although they are quite obvious, as you noticed yourself.

Your critical view and a bit of healthy mistrust transpire from your message, apart from a daring attitude. However, prudence, capacity to never undervalue other people, as well as diplomacy are also needed.

Thank you for dropping me a line and for authorising us to publish your views. Best regards.

Published on: 28 Jan 2006

We should rule out the possibility that your friend might have placed a microchip, or rather have it placed in one of your crowns, for several reasons:
- If you ever were to find such microchip (maybe going to another dentist in an emergency, because of a sudden toothache), you could report your friend’s dentist. That would ruin him financially and professionally (you say you are happy with his work, that would mean a good dentist would jeopardize his whole professional life because of his friend’s jealousy).
- However, if a non-conscientious (or odd) dentist accepted participating in such an exercise, he would have to place a really tinny microchip. The real problem with all microchips is not their size (some are indeed microscopic), as much as its power source and action range. In your case, the batteries would have to be so tinny they would only last for a few hours and its signal fade a few meters away. This would be quite insufficient for any serious surveillance (you friend might as well have you tailed and have what you say picked up by a direction mike).
- Further, you, dear madam, should have to have such a jaw malfunction that would force you to keep your mouth half-open at all times. Only this way the micro-device could catch and transmit any signals (not to mention the very soft mouth noises that would be amplified by the mike, interfering with any conversation, if it were a listening microchip).
Having ‘acquitted’ the dentist because the fact is non-existing, we recommend, on the other hand, you to be careful with your mobile phone, as well as any electric or electronic devices in your office or that you carry on you when working, and even with electric household-appliances. Or to be more suspicious: maybe your very jealous friend is having someone tailing you or taking advantage of some of your common acquaintances’ intimacy.

Published on: 24 Feb 2005

Dear Teresa, to embark on a career as a private investigator you should start off by working within an agency, an experience such as this should be able to teach you a lot about this job. There are numerous theorical, practical, distance learning or obligatory attendance courses that you could do but there’s nothing like direct experience. Allow me to make a personal consideration: it is very useful that you are studying towards a degree in law, but it won’t be very useful for you for this profession: it would be like if I were to get a degree in engineering only to then dedicate my time to dismantling and re-assembling car engines. Kind regards and best wishes for your studies.
Human Resources Manager – Octopus

P.S. Thank you for your kind words about our site, we will take your remarks into consideration. We would however like to point out the aim of our tests, which we can undoubtedly improve on.
They derive from the all-American structure of cataloguing any kind of behaviour to obtain analyses that are often too theorical, but useful in any case. Their function is simply to supply some points for reflection on the subject, we are aware that a test cannot give the answer to a problem but only supply its own solutions. On the other hand, recognising that you have a problem and deciding to face it already makes up 50% of the solution. We’ll conclude with two considerations: the partner infidelity test is obvious, even quite banal, due to the fact that infidelity itself is obvious and banal. On the other hand, we had to do some drastic “amputation” work that certainly make the articles regarding anonymous harassment, ex-partner harassment, the violent reaction of an employee who has been sacked and possible cons, seem quite banal. All of these subjects would necessitate hours of consultancy work on each specific case.

Published on: 24 Feb 2005

What you have been told is true, it is illegal to film one of your employees unknowns to them and with the use of miniature video cameras, this is partially due to the Privacy laws, but above all to the Employment Statute. There are however many other ways in which you can verify the behaviour of your babysitter, if for example, you, as a worried mother, had your children followed, for their own safety, when the girl takes them out for a walk in the park, your initiative would be perfectly legal and it would also allow you to verify everything that is happening around the children.

In cases where the number of the sender of these messages fails to appear, it is quite likely that they are being sent from a computer via the Internet. If there is an incomplete number at the end of the message that it is impossible to call back or that is not registered, then the sender has used a public phone from which it is possible to send text messages (e-mails can also be sent from such phones). If you see a five digit number without any prefix, then the person responsible for sending such messages has availed of a messaging service, which allows the sender to “hide” their number.

In such cases, we recommend the following:
Keep all the messages, photocopying them directly from the display
Report the matter to the Postal Police and await the outcome of their investigations
Change your mobile phone if possible, keeping your old phone active so as to monitor the messages that are sent.
Don’t give your new number to everyone immediately, but gradually to everyone that you know, friends and relatives, waiting for a “quarantine period” between one communication and another. In this way, with some luck you will manage to focus better on your own suspicions regarding who is really responsible.
Analyse the texts of the messages, the times that they are sent and their frequency, to draw up a profile of the anonymous harasser
If the messages are always sent from the same public telephone, it might be a good idea to have it put under surveillance.
If you have some serious suspicions regarding someone in particular, keep an eye on them and prepare a trap for them.
In such cases it is normally the harassed person who gives us the best idea of who to keep an eye on, however often during our investigations we have found that the harasser is the person you would least suspect.

Published on: 24 Feb 2005

Dear Madam, even if yours were a case of pathological jealousy, having you interdicted would not be enough. Your husband cannot throw you out of your home without committing an act of violence, which could cost him dearly in legal terms. For your own peace of mind we would advise you to contact a marital lawyer, even just for consultancy purposes, and have them explain to you in detail how to go about a possible separation and a subsequent divorce. We can tell you that the “fault” in a separation gives some extra advantages to the “victim-wife”, even if Italian law does not really satisfy betrayed spouses. If your husband has been violent with you, this behaviour could be a valid reason to request separation due to fault on his part. In your case however, it seems that proof of his unfaithfulness may be useful for you in order to demonstrate to your family and to yourself that you are not imagining things. What is worrying about a possible separation from your husband is that he appears to be a violent man, organise things in such a way as to expose yourself as little as possible to vengeful behaviour.

Published on: 24 Feb 2005

First of all, change your lawyer, go to a specialist in company and trade union law. If your employee claims to be ill, only to go and work somewhere else, he is committing serious offences, from Social Security fraud to falsification of medical-health documents, which are beyond rightful trade-union protection. If your new lawyer believes it useful, know that you have the right to have your employee followed during working hours, to find out whether or not he is working elsewhere.

Published on: 24 Feb 2005

First of all, you have to decide whether or not you would like to let this incident lie, forgetting about it, or not. If you cannot pretend that nothing happened, but you want to gain some time and ensure that your wife stays calm, then cancel the messages in front of her, but only after having shown them to someone who can bear witness to the circumstances and after having noted them down carefully or photocopied them from the telephone display (all you need is a normal photocopier with a photographic reproduction quality or a high definition). In this case your wife cannot invoke the privacy laws because the mobile phone is your property and the discovery was casual. Consult a lawyer however if you want to investigate into who sent the text messages.

Dear Madam, the Privacy Laws have no bearing on your situation, they may only have some bearing if your parents had decided to refuse you, giving you up for adoption, but this is not the case.
Go to the municipality where you lived as a young girl and ask for your family history certificates and residency records. You have a right to obtain such documents because they are relative to you personally. From this initial search you may be able to find our your parents’ surname or your two brothers names and personal information. Once you have obtained this information you may find it quite easy to find out where they are living. Please do not hesitate to contact us should you encounter other difficulties. In similar cases it may prove useful for you to contact the “Chi l’ha visto?” TV programme, which often overcomes bureaucratic difficulties and lack of documentation by launching a direct appeal in cases such as yours.

it_ITItalian