Da “eravamo, ti giuro, 100 cani sopra a una gatta”a mammà e papà aiutatemi il passo è stato breve.

Da investigatrice privata e titolare dell’agenzia Investigazioni Cyaneapenso che gli stupratori di Palermo siano più sicuri in carcere che altrove.
Da investigatrice privata e titolare dell’agenzia Investigazioni Cyanea
penso che gli stupratori di Palermo siano più sicuri in carcere che altrove.

Le famiglie degli stupratori di Palermo stanno chiedendo la scarcerazione degli imputati, perché gravemente minacciati sui social. A parte che gli haters non hanno (quasi) mai ucciso nessuno, in questo momento i sette stupratori di Palermo sono più sicuri in carcere che altrove.

C’è una leggenda urbana, anzi… carceraria, secondo la quale esiste una sorta di codice d’onore tra i detenuti che farebbero pagare il fio delle loro azioni ai “colleghi” carcerati per delitti particolarmente raccapriccianti. Quale onore? Quale giustizia? In realtà è solo una leggenda: in 20 anni di indagini criminalistiche seguite dalla mia agenzia investigativa Cyanea di Cassano d’Adda non mi è mai capitato di venire a conoscenza di episodi reali di questa mitica giustizia carceraria.

La verità è che gli stupratori di Palermo hanno due grossi problemi concreti di natura karmica: il primo consiste nel fatto che, essendo giovani, potrebbero risultare attraenti per altri carcerati abituati a stuprare i compagni di cella più deboli. Il secondo sta nel fatto che sono probabilmente tutti ragazzi disagiati o cresciuti approssimativamente dai loro genitori, pertanto incapaci di comportarsi col dovuto rispetto nella società civile, figuriamoci in ambiente carcerario. E quando ti comporti male in carcere non rischi un richiamo o una denuncia, ma una coltellata.

Per rendere l’idea di quanto sia solo leggendaria la giustizia in carcere, cito un episodio già raccontato nel mio libro Padri Oltraggiati, dove descrivo le indagini penali difensive eseguite da me ai tempi della mia prima agenzia investigativa Cyanea di Milano per dimostrare l’innocenza di Filippo Pappalardi, incarcerato ingiustamente per aver ucciso i suoi due figli che, invece, erano periti in un tragico incidente, giocando tra loro.

Ebbene, leggendo la massa enorme di cartaccia relativa a indagini altrettanto pessime della Procura di Bari (ci vollero settimane di lettura da parte mia e di alcuni investigatori privati della mia agenzia Investigazioni Cyanea), emergeva la pacifica convivenza nella stessa cella di quattro carcerati, tre dei quali erano “onorati” delinquenti (adesso non ricordo se rapinatori o ladri), mentre il terzo era uno schifoso che aveva attirato una bambina in un posto isolato, l’aveva stuprata, l’aveva uccisa e infine le aveva dato fuoco nel tentativo di farla franca. Ebbene: questi quattro “coinquilini” sono andati d’amore e d’accordo sino a quando lo stupratore ha mancato di rispetto a un compagno di “stanza” rapinatore e solo allora ha rischiato seriamente la pelle.

Potrei raccontare numerosi altri episodi simili, ma solamente Filippo Pappalardi mi diede liberatoria di parlare pubblicamente del suo caso. Tuttavia basti pensare Jeffrey Dahmer, il mostro di Milwaukee, che non avrebbe dovuto superare la prima notte in cella secondo la leggenda della giustizia carceraria e tuttavia, nonostante le atrocità commesse, resistette al Columbia Correctional per due anni e fu ucciso da un altro detenuto per ragioni più psichiatriche che di giustizia criminale.

Quando la mia agenzia investigativa Cyanea si occupa di indagini penali difensive in favore di clienti incensurati ancora a piede libero e prossimi all’arresto, considero doveroso da investigatore privato dispensare loro consigli di bon ton carcerario, appresi nella mia carriera di detective privato da altri clienti avvezzi alla galera, per assicurare agli inesperti la sopravvivenza. In linea di massima (e questo l’ho imparato quando lavoravo per la mia prima agenzia investigativa a Treviglio a indagini connesse al periodo di Mani pulite), se il neo incarcerato è una persona a modo e ben educato difficilmente incappa nel manico di un cucchiaio accuratamente affilato. Anzi, spesso suscita un tale rispetto per i suoi modi per bene, che molti compagni di sventura ne rimangono affascinati e lo proteggono. Il problema per gli stupratori di Palermo è che non sono persone per bene e non sono stati educati dai loro genitori ad esserlo.

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